Il Coronavirus ha causato o solo accelerato la crisi della ristorazione?
Qualcuno già si domanda: i ristoranti italiani, prima del coronavirus, erano già troppi?
Facciamo due conti…
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La pizza è tradizione o modernità? Intervista sull’ANSA
Le miracolose macine a pietra che scaldano i cuori ma non le farine
Ulteriore menzogna che spesso circola, ossia che la macinazione della farina comporta un surriscaldamento della stessa e una perdita notevole in termini di vitamine e sostanze nutraceutiche termolabili.
E di chi è la colpa? Della modernità! una volta invece…
Nulla di più sbagliato. È esattamente il contrario.
Il surriscaldamento è presente nelle macinazioni cosiddette a pietra, per gli attriti tra i rulli ricoperti da polvere di pietra e i frumenti, e non nella serie di rulli (a volte anche 14 e più, destinati alla macinazione delle farine 00) della macine moderne.
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La farina doppio zero è veleno (e gli asini volano)
Questa è la bufala per eccellenza. La più diffusa e la più cliccata tra tutte le altre. Sono milioni gli articoli pubblicati su testate giornalistiche, blog, forum, portali, siti in cui, con grandi titoli ad effetto, si inneggia al pericolo mortale rappresentato dalla farina tipo 00 estremamente raffinata. Si utilizzano semplicissimi trucchetti giornalistici per attirare l’attenzione sulla notizia, farla indicizzare dai motori di ricerca per ottenere commenti che, a loro volta, animano il sito e fanno cliccare il post sempre di più.
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La lettura è il viaggio di chi non può perdere un treno
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Da cosa nasce la famigerata pizza all’ananas????
Dall’adattamento culturale della cucina italiana all’estero: sfottiamo quanto vogliamo, ma il regionalismo critico parte da qui. Prendiamo e riportiamo un bel post su FB di Antonio Russo.
<<Uno dei problemi dell’Italia, da sempre, è che non esiste “una” cucina italiana. Cosa che, in potenza, potrebbe fare anche la fortuna degli Chef Italiani nel mondo.
Esistono invece tante cucine regionali, a volte addirittura “cittadine”, molto peculiari e legate strettamente al territorio.
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La “mania” del senza glutine
Da qualche anno il glutine fa molto parlare di sé e il mercato del senza glutine in Italia vale 237 milioni di euro all’anno. L’1% della popolazione italiana è affetta da celiachia, cioè da allergia al glutine, ma anche tra chi non soffre di questa patologia si sta diffondendo l’abitudine – o forse dovremmo dire la moda? – di mangiare cibi gluten free.
Star come Gwyneth Paltrow hanno bandito il glutine dalla loro alimentazione per “sentirsi meglio”. I supermercati, i ristoranti, i libri di ricette, i blog hanno iniziato a promuovere il “senza glutine” e tutti pensano che sia più sano eliminare il glutine.
Il ragionamento più o meno è: la celiachia dipende dal glutine, quindi il glutine fa male, se lo elimino dalla mia alimentazione starò bene.
Semplice, lineare, sbagliato.
Pizza nera? No, grazie!
Se esistessero il mago Merlino e la fata Turchina l’uomo occidentale, nel XXI secolo, non chiederebbe la sapienza (e che se ne fa?) né di sposare la donna o l’uomo più belli al mondo (tanto poi si stufa lo stesso), ma di mangiare tantissimo senza ingrassare e mantenendo, anzi, il fisico da modella per le donne (taglia XXXS) e quello di un aitante nuotatore per gli uomini (con una tartaruga cresciuta alle isole Galapagos). Per esaudire questo desiderio, in mancanza di bacchette magiche, libri del comando e filtri, l’industria alimentare e il marketing hanno inventato il cibo-non cibo.
La pizza più cara d’Italia: te la racconto io
La pizza più cara d’Italia si chiama “Antonius Musa”, con caviale e oro commestibile 23 kt, ed è realizzata dalla Corte dei medici. Scoperta dal giornalista Fabio Giuffrida, del Corriere della Sera, ha suscitato un vespaio di polemiche e un clamore mediatico dovute a questo: