La pizza più cara d’Italia: te la racconto io

La pizza più cara d’Italia si chiama “Antonius Musa”, con caviale e oro commestibile 23 kt, ed è realizzata dalla Corte dei medici. Scoperta dal giornalista Fabio Giuffrida, del Corriere della Sera, ha suscitato un vespaio di polemiche e un clamore mediatico dovute a questo:

<<Superare le colonne d’Ercole, nella ristorazione, significa riuscire a superare una tradizione troppo rigida, la religione culinaria della pizza “come si faceva una volta” piena di divieti e di norme. Un grande limite che sfocia nella rassegnazione all’impossibilità di cambiare le ricette, le abitudini, il nostro modo di percepire il mondo, in un certo senso, soprattutto rispetto alle convenzioni, al già noto, al già visto>>.

Non è facile capire ed apprezzare il caviale, l’oro nero, figurarsi su una pizza e accompagnato da altro oro, quello vero a 23Kt. Persino Luigi XV sputò quelle uova di pesce viscide che lo Zar Pietro il Grande gli aveva portato in dono; non sapeva certo di stare rifiutando un alimento che, poco tempo dopo, sarebbe diventato il più caro e apprezzato del mondo. Io, che sono eretico, ho osato presentarlo non sul classico pane imburrato e tradizionali tartine, ma sulla mia base di pizza a tre farine con uova di salmone, uova di quaglia, su letto panna acida, che è un must per chi ama il caviale.

Prelibato, prestigioso e costosissimo. Oltre ad essere un alimento gustoso, un vero e proprio status symbol. Irrinunciabile NON per chi tende ad ostentare il proprio portafogli (ci sono molti altri modi per farlo) ma per chi vuole rende anche la più anonima delle cene qualcosa d’indimenticabile e degno di nota.

Meglio ancora se accompagnata ad una bottiglia di champagne. Ecco alcune informazioni che nell’aprire lo scrigno del tesoro del gusto potrebbero esserti sfuggite e che ripropongo, insieme al servizio ormai arcinoto di Fanpage, perché potrebbero risultare un efficace e superbo argomento di conversazione per colpire gli ospiti della vostra cena high profile.

1) Cos’è il caviale? Il termine “caviale” proviene dalla parola persiana Khaviar che significa “portatore di uova”. In soldoni, si tratta di uova di pesce conservate sotto sale.

2) Quale pesce? Solo ed esclusivamente uova di storione e nessun altro tipo di pesce.

3) Da dove arriva? Quello che usiamo noi dall’Italia! Strano vero? Il primo produttore mondiale di caviale ricavato da storioni di allevamento si trova a Calvisano (Brescia).

4) Quanti tipi di caviale ci sono? Una trentina, i più celebri provengono dall’Iran, dalla Russia, dal Mar Caspio e dall’Azerbaijan, e dipendono dalla tipologia di storione.

5) Cosa significa “Malossol”? È una parola russa che significa a basso tenore di sale. Il termine Malossol fa riferimento al metodo artigianale di lavorazione del caviale che utilizza dosi molto basse di sale, unitamente all’uso di basse temperature lungo tutto il processo. Si tratta di una pratica artigianale, perfezionata nel corso degli ultimi cento anni, che consente di mantenere il sapore genuino del caviale.

6) Come si abbina? Generalmente alle uova, alla coque o sode, come facciamo noi con quelle di quaglia. Se si vuole seguire l’usanza russa, servitelo con panna acida o blinis e patate al cartoccio. Noi usiamo la panna acida con cipollina fresca tritata.

7) Ma la pizza non è un piatto della tradizione? Certo, e le tradizioni vanno rispettate (abbiamo in menù ovviamente la Margherita)… ma anche superate.

Andreste da un dentista che lavora con gli stessi strumenti di cento anni fa? Sarebbe il bello della tradizione? No, vero? Ecco…

Negli ultimi anni sono nati molti locali che propongono la pizza in modo diverso dalla versione classica, imprese che hanno tentato di elevare la qualità della pizza, proponendo un prodotto di livello (e costo) superiore rispetto alla media. La maggiore difficoltà riscontrata da questi locali (e da noi) è stata probabilmente quella di far percepire al cliente la maggiore qualità del prodotto, e fargli di conseguenza accettare il costo più elevato.

Queste pizzerie, giornalisticamente definite gourmet, propongono una pizza che differisce da quella classica per tre aspetti:

  • la qualità delle materie prime,
  • la tipologia delle fermentazioni degli impasti,
  • la ricercatezza negli abbinamenti dei condimenti. Per saperne di più fai un giro sul sito:
    www.cortemedici.com  Superarsi, ed esplorare, è importante per tutti, non solo per Ulisse. Superare le colonne d’Ercole dei luoghi comuni e dei cliché, e sperimentare i limiti del conosciuto e dell’ordinario, serve anche a non atrofizzarsi nel mondo del già visto e sempre uguale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.