Le fantastiche recensioni del ristorante che non c’è

Un tizio dai gusti discutibili in fatto di vestiti è il proprietario del ristorante numero uno a Londra.

La cosa divertente è che il suo ristorante non esiste. Ne parla lui stesso qui

https://www.vice.com/it/article/mb9e84/ho-trasformato-il-mio-capanno-nel-ristorante-migliore-di-londra-su-tripadvisor

Lo ha creato proprio per monetizzare l’hype generato in qualche mese, tra un’intervista falsa alle più grandi testate giornalistiche mondiali e altre trollate memorabili. Arte allo stato puro, soprattutto nel calamitare i grulli: un ristorante che non esiste è il ristorante meglio recensito in una delle più grandi città del mondo, e addirittura quello delle cui recensioni la gente si fida di più!!!! Com’è stato possibile?

Molti confondono persone serie e truffatori con la stessa facilità con la quale un profano scambia un diamante naturale con uno artificiale o una perla naturale con una sintetica. Sai distinguere un rubino da un granato? Anche se sono entrambi di colorazione rossa, sono due pietre  completamente diverse. Il primo è una varietà di ossido di alluminio, il secondo è un silicato di metalli come alluminio, calcio, magnesio, etc. Cambia la tipologia e, quindi, anche il valore.

Perché accade? La causa la dobbiamo cercare nella mancanza di riferimenti precisi, nell’assenza di parametri fissi con cui valutare un locale e nella sfiducia a priori. Le tante delusioni rendono diffidenti e si preferisce non approfondire. Anziché farsi un’opinione la si delega, generalmente a chi la grida meglio.

È la sottile differenza tra un truffatore e un venditore serio: il primo promette delle cose che il suo prodotto o il suo servizio non mantengono. Il disonesto può così amplificare le sue promesse, tanto sono campate in aria, quindi ha un’arma in più rispetto all’onesto. Se vendi qualcosa che non esiste, tanto vale dirne tutto il bene possibile.

Se incontri l’imbonitore che vende la crema sciogli pancia, che dice di risolvere questo problema senza dovere seguire una dieta equilibrata ed andare a correre,  può fare qualunque altra promessa, prendere il malloppo e farsi quattro risate.

Vale per chi truffa le casalinghe. Vale per il Madoff di turno, quando convince magnati del cinema e stelle dello sport a consegnare tutti i loro soldi per investimenti inesistenti.

Rimangono sempre tante perplessità su come la gente che crede nelle bufale non arrivi a pensare anche alla constatazione più ovvia e, cioè, che se fosse vera la notizia in questione sarebbe avallata da decine di migliaia di esperti (veri) e ne parlerebbero tutti i media. Ma, in questi casi, pur di evitare la fatica di controllare le fonti, si preferisce giustificare la mancanza di prove come risultato di un complotto.

Da cui deriva il “paradosso del complottista”: più credi che i mezzi di comunicazione siano “manipolati” più sarai ingannato e diffonderai notizie infondate. È quell’insieme di persone che non ha fiducia nel “sistema”, qualunque cosa questo significhi per loro. Ed è facile cadere nelle fisime dei complottisti. Ci danno da mangiare veleno, usano le scie chimiche, i massoni tramano contro di noi, sarà colpa dei rettiliani, degli alieni, del gruppo Bilderberg.

«Volevano sentirsi dire questo!».

È quello che hanno detto ai magistrati i protagonisti delle banche che vendevano azioni-spazzatura agli “ignari risparmiatori”. Inconsapevoli fino a un certo punto. Un truffatore ti dice quello che vuoi sentirti dire.

Vuoi sentirti dire che le azioni non quotate della Banca Popolare di Vattelapesca sono sicure?

Vuoi sentirti dire che X è il miglior ristorante del mondo?

Accomodati pure. Là fuori, troverai milioni di persone pronte ad assicurartelo.

Facciamo solo notare che è più facile fregare la gente nascondendosi nei meandri del web, dietro uno schermo e una scrivania, lontano da tutti. Si possono aprire e chiudere siti web dopo aver propinato patacche piuttosto che farlo in un luogo alla luce del sole dove chiunque può entrare, testare quello che facciamo, e farsi un’opinione reale. Come, per esempio, questa:

 «SemplicementAmbiente semplice e accogliente, personale gentile, veloce e anche molto simpatico, pizze davvero ottime! Tutti gli ingredienti curati nel dettaglio e in quantità abbondante, impasto della pizza soffice, ben cotto, assolutamente perfetto! Speriamo di poterci tornare al più presto[1]».

Crediamo che un cliente sia una persona che meriti di essere seguito da professionisti, non da venditori di patacche. Giusto? Questo magazine on line serve a questo: a dare, e darci, razionalità, criteri, realtà.

L’altro nostro Blog www.sorprendentesicilianita.it  dovrebbe contenere ricette di cucina e vi si discute, invece, di “sorprendente sicilianità”. In un mondo in cui agire è difficile preferiamo parlarvi della cultura del fare-nonostante. Anche qui, si punta alla realtà.

Trovate chi l’apprezza qui:

http://www.sorprendentesicilianita.it/category/a-cena-con/

[1]              (recensione di un cliente in carne ed ossa su Tripadvisor del 19/10/17)

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