Da cosa nasce la famigerata pizza all’ananas????

Dall’adattamento culturale della cucina italiana all’estero: sfottiamo quanto vogliamo, ma il regionalismo critico parte da qui. Prendiamo e riportiamo un bel post su FB di Antonio Russo.

<<Uno dei problemi dell’Italia, da sempre, è che non esiste “una” cucina italiana. Cosa che, in potenza, potrebbe fare anche la fortuna degli Chef Italiani nel mondo.

Esistono invece tante cucine regionali, a volte addirittura “cittadine”, molto peculiari e legate strettamente al territorio.

Costituite da piatti tipici, “imposti” da prodotti che erano stagionali (quelli che oggi chiamano a km zero) e facilmente coltivabili in campagna, nel proprio orto, o nell’orto del vicino; sempre gli stessi, a rotazione.

C’era il contadino con i suoi prodotti, e c’erano gli allevatori con il loro capi da carne, latte etc. Quello che recuperava, la nonna portava in tavola.

Fino alla fine dell’800 non c’erano mica automobili in Italia, con cui andare a fare la spesa nella città vicina.

È con queste abitudini cresceva un italiano medio nell’Italia rurale.

Ma cosa accadeva, quando erano costretti ad emigrare in USA, ad esempio?

Immaginate di essere cresciuti a pasta e pomodoro. Arrivate in USA, e vi ritrovate a dover “re-imparare” a mangiare.

Finché siete ragazzi, può essere facile. Ma man mano che crescete, diventa impossibile.

Basta far provare a vostra nonna il sushi, per vedere l’effetto.

Quindi, cosa doveva fare la nonna italiana in USA, per far contento il marito che tornava dal lavoro?

Cercare di cucinare qualcosa che gli ricordasse l’Italia. O meglio, il paesello.

Ma mica era facile, per le nonne, trovare i prodotti del loro paesello.

In più, i soldi scarseggiavano. I salari per gli italiani erano inferiori a quelli degli americani, e perciò erano costretti a mandare a lavorare anche i bimbi (ricorda niente?)

L’Italia ha un clima Mediterraneo. gli USA no. E quindi, non potevi certo trovare gli stessi prodotti.

Ne avevano a disposizione una maggiore varietà, ma comunque erano diversi. E quelli di importazione, costavano. Tanto.

Mentre noi avevamo il pane da frumento, con cui potevamo fare anche pasta e altri prodotti da forno, in USA consumavano pane di mais, segale, avena e altri cereali.

Il pane di frumento dal panettiere non potevi prenderlo ogni giorno, costava troppo. Quindi, era fuori portata per gli italiani.

La carne e il pane non da frumento sono da sempre i due alimenti di base della dieta americana.

Gli americani mangiavano molta più carne dei nostri avi italiani; si mangiava manzo e maiale, e il pesce potevi trovarlo solo lungo la costa.

Complicato quindi anche mangiare il pesce, se la costa era a migliaia di chilometri.

Quindi, cosa accadeva?

Che i nostri bisnonni e nonni arrivano in USA, e visto che erano lontani da casa, creavano delle micro-comunità che tentavano di ricreare l’Italia in USA. Compresa la cucina.

Ricordiamo che in USA gli italiani erano visti come chiassosi, sporchi e puzzolenti. Quindi, reietti della società. E quindi, ghettizzati.

Non a caso, era facile che i figli delle famiglie più povere fossero irretite dalla nascente mafia italo-americana, ma questa è un’altra storia.

Dicevamo. Il problema delle nonne è che non avevano gli stessi ingredienti che potevano trovare al paesello.

E quindi, toccava reinventare le ricette tradizionali, usando le materie prime trovate in America.

Il caso più eclatante, è la pizza americana, che loro credono di aver inventato, con i loro topping bizzarri e che noi non daremmo nemmeno al cane.

Ma anche le “Fettucini all’Alfredo”, spaghetti & Meatball, la pizza con il pollo, la parmigiana di pollo, la pizza con l’ananas (che gli Americani pensano sia tradizionale, in Italia), e la stessa pasta al ketchup.

È tutta colpa dei nostri avi, se oggi loro mangiano certe schifezze, pensando che sia cucina italiana.

Lo stesso vale per altre culture.

L’uramaki in Giappone non esiste. E’ una ricetta di Sushi inventata in California, che faceva meno impressione del semplice pesce crudo con il riso>>.

il biscotto della fortuna, non è cinese ma giapponese, ed è diventato un’usanza di fine pasto dei ristoranti cinesi in USA.

“La storia in verità è testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”.
– Cicerone –

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.