La pandemia scatena le Fake News nel settore food: che interessi ci sono dietro?

Dall’inizio della pandemia, la mole delle fake news sul cibo made in Italy diffuse a mezzo social è aumentata in modo significativo. Lo rivela l’indagine condotta dall’agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co. per conto della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati.

Il monitoraggio ha preso in considerazione il periodo compreso tra marzo e settembre 2020, smascherando le più diffuse false dicerie sui prodotti dell’enogastronomia italiana: quello delle fake news a tema agroalimentare è un fenomeno in aumento costante da qualche anno a questa parte, negli ultimi mesi, però, l’incremento è stato netto, e in numeri fa registrare un +33% (fonte: Gambero Rosso 21 Nov. 2020)

Dato allarmante, perché le fake news sul made in Italy enogastronomico finiscono per rimbalzare all’estero, danneggiando il comparto agroalimentare nazionale.

Le categorie merceologiche più colpite sono pasta, formaggi e dolci, tre filiere strategiche del made in Italy alimentare, che conquistano un podio decisamente scomodo. Capisci bene che gli interessi che ci sono dietro sono fortissimi.

E non escono indenni olio, vini e pane. Dall’analisi emerge anche il ruolo preponderante dei diffusori di fake “gastronomiche”: in primis, le donne, probabilmente perché da sempre più addette, nelle famiglie, a gestire la spesa, il cibo e la cucina; il loro ruolo pesa sul totale per il 65%, contro il 35% degli uomini; inoltre diffusori naturali di falsità che circolano sui social network, per l’intensità stessa della fruizione che fanno del mezzo, sono i teenager.

Una volta atterrate su piattaforme come WhatsApp o Facebook, e sostenute da like, condivisioni, argomentazioni e commenti, le fake news dilagano e assumono credibilità.

Ne ho parlato in tempi non sospetti, possiamo anche essere bombardati dalle fake news ma se a nostra volta ce ne facciamo portatori, non diventeremo portatori sani… tutt’altro.

Finiremo con il crederci, a queste panzane e, tanto per citarne qualcuna, finirà che diremo agli amici, al supermercato, al cameriere:

L’Asiago non è genuino come quello dei nostri nonni contenendo ormoni, agrofarmaci e diossine. Diceria figlia del più ampio schema “si stava meglio, quando si stava peggio”. Oggi, invece, i controlli da parte dei Consorzi sono strettissimi e il formaggio prima di entrare in commercio viene analizzato.

La Ricotta romana non facilita il sonno. E invece contiene triptofano, componente utile a innalzare i livelli di serotonina e melanina nel cervello.

Il Provolone fa ingrassare più della pasta. Informazione decontestualizzata e non scientificamente provata).

Le vacche non hanno accesso al pascolo e quindi sono ‘depresse’, detto a proposito del Parmigiano Reggiano (fake news smentita dal Consorzio, che si preoccupa di rendere trasparente lo stato di salute delle bovine che producono latte per la Dop).

E queste sono solo una piccolissima parte che riguardano le bufale sul formaggio! Figurati quello che c’è in giro.

Se non eri presente alla presentazione del mio libro, ma vuoi essere ancora in tempo per vaccinarti una volta per tutte contro queste notizie dannose e fuorvianti, inizia da questo video.

Il problema delle fake news è su tutti i fronti. A partire dalla problematica presenza di false notizie circolanti rispetto alla veridicità di questa pandemia, lo stesso approccio si declina in egual misura anche in altri campi, appunto sul cibo, sugli affari, sulla salute, sulla capacità stessa di leggere e filtrare le notizie.

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