“Effetto Starbucks” e pizza

Una pericolosa deriva sta colpendo il mondo della ristorazione che si può  chiamare “effetto Starbucks”. Questa catena mondiale di ristorazione, nota per il caffè e il cappuccino, grande azienda, grande marketing, bravissimi, complimenti, offre però delle taglie di prodotti che si possono definire, con tranquillità, debordanti. Cappuccini da un litro, caffè enormi, bevande calde offerte in secchi, non in bicchieri, e così via.

Questo virus si sta diffondendo, allo stesso modo, nella variante “all you can eat”, formula deleteria e dannosa.

Deleteria perché ci si ingozza di enormi quantità di cibo, senza badare alla qualità, tanto si paga poco. Dannosa perché  abitua (soprattutto i giovani) a non ascoltare i segnali che invia il corpo e ad alzare sempre più la soglia della sazietà con effetti perversi.

Non si riflette sul fatto che un ristoratore, per offrire questa formula, deve puntare su cibi sempre più scadenti e omologati, cucinati e serviti con poca cura.

Troviamo la stessa abbondanza deleteria nel mondo del fast-food che si vanta di offrire ai clienti panini sempre più giganti e ripieni anche di un kg di carne[1].

Un programma televisivo ha fatto da cantore a questa follia collettiva da noi definita effetto Starbucks”. “Man vs food” è un programma di “intrattenimento”, trasmesso da National Geographic che vede Adam Richman, il presentatore-cavia, ingurgitare cibi esageratamente calorici e in porzioni che stroncherebbero un leone affamato da mesi. Alla fine, il poveretto, con trenta chili in più, ha gettato la spugna. Il programma è stato cancellato e lui ha salvato la vita[2].

Si deve dire, con dispiacere, che anche in Italia la pizza ha subito questa involuzione. Da alimento misurato e nobile per eccellenza, è diventato un prodotto monstre, gigantesco e gravato dal maggior numero di condimenti possibili senza tenere conto di alcun equilibrio di calorie o di sapori. Ci sono ristoratori che ormai servono pizze debordanti con quantità industriali di formaggio[3]. Il trend è in crescita perché le aziende si adeguano temendo di perdere clienti in una spirale perversa di aumento delle porzioni a scapito della qualità dell’offerta. Dovrebbe essere il consumatore a ribellarsi a questa dittatura dell’eccesso e della schizofrenia di una società che ci impone di essere magrissimi e poi ci propone un mega cornetto con 200 g di marmellata!

Quale sarebbe, allora, la quantità giusta di cibo da mangiare? Il segreto  è tutto nei LARN, acronimo che significa Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti e Energia. Questi parametri che nascono dall’incrocio tra le conclusioni scientifiche e le aspettative del consumatore stabiliscono la porzione che deve essere assunta in una dieta equilibrata. Per esempio, una porzione di latte è 125 g. Quella dell’insalata è 80 grammi.

Ogni fascia di età della popolazione ha i suoi LARN di riferimento che servono da parametri  per i dietologi, per le mense, per gli ospedali e per i ristoratori. Chiunque, per lavoro, voglia accostarsi al modo della nutrizione e anche della ristorazione non può non tenere presenti queste quantità che ci permettono di costruire, nel dettaglio, una dieta equilibrata per qualsiasi età. Come si nota dagli esempi sopra riportati, siamo lontani dalle folli abbondanze di cui abbiamo detto sopra[4].

Un aspetto che è importante da sottolineare, in questo approccio, è una nuova frugalità, termine ormai in disuso e, anzi, sconosciuto ai più. Mangiare in porzioni equilibrate ai reali consumi calorici della quotidianità, non esagerare con il cibo, dovrebbe diventare un comportamento sempre più diffuso, salutare per l’uomo e per l’ambiente.

Non è vero, quindi, che la pizza sia da evitare, o limitare il più possibile, se si vuole mantenere uno stile di vita e di alimentazione salutare, ancor di più se si segue una dieta per perdere peso.

In realtà la pizza costituisce un piatto sano ed equilibrato, specie se è frutto di un impasto a tre farine come la nostra, che consente un apporto adeguato di sostanze nutritive utili all’organismo e facilmente digeribile. Purché sia realizzata secondo criteri razionali, e non da quelli derivati da marketing e effetto “WOW”.

[1]     http://www.dissapore.com/piccola-notizia/apre-redo-xxl-a-berlino-il-burger-con-un-chilo-di-carne-vi-aspetta/.

[2]     http://www.dissapore.com/grande-notizia/adam-richman-lascia-man-vs-food/

[3]     http://www.ilfattoalimentare.it/porzioni-chi-le-decide-i-diversi-punti-di-vista-di-consumatori-aziende-e-enti-istituzionali-hanno-d.html

      https://www.youtube.com/watch?v=HixnJXMSpvo

[4]     http://www.nutrizione33.it/cont/attualita/articoli/28993/larn-novita-della-revisione.aspx#.WVKd8LjcooA.

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